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Studio Montefiorino

Arte e design: la nuova spazialità della pittura su plexiglas

Analizzando l'iter artistico di Maurizio Carpanelli non possiamo non notare la completa divergenza tra le ultime opere su plexiglas e le sue storiche tele ad olio.

Da presenza ad assenza. Da matericità a trasparenza. Da riflesso a proiezione. Se analizziamo l'iter artistico di Maurizio Carpanelli non possiamo non notare la completa divergenza tra le ultime opere su plexiglas e le sue storiche tele ad olio. Possono essere davvero create dallo stesso artista, prodotte dalla stessa mano, elaborate dalla stessa mente? Carpanelli non smette mai di stupire con la sua ecletticità ma se andiamo bene ad indagare le radici della sua produzione, possiamo ritrovare invece molti elementi comuni e un filo conduttore che unisce tutte le sue opere e che risalta l'anima della sua ricerca artistica. Ormai sappiamo bene come la luce sia sempre stata per l'artista un elemento fondamentale se non addirittura necessario per la sua arte. L'aspetto su cui dobbiamo soffermarci però è come sia cambiato non solo l'utilizzo ma anche il ruolo della luce  nella creazione e nella resa finale delle opere. La luce non permette solo di vedere tutto ciò che ci circonda, ma è anche la fonte primaria che dà forma alle cose, disegna i contorni, definisce gli oggetti e i colori. Prima la tridimensionalità veniva creata dalle pennellate materiche di puro colore, dove la funzione della luce era quella di risaltarle con il suo stesso riflesso: il risultato era che l'immagine stessa del quadro poteva cambiare in base alla natura e alla direzionalità dei raggi luminosi. Nelle nuove opere su plexiglas la luce non si limita a colpire unicamente la superficie, ma attraversa il piano pittorico fino a fondere in un'unica resa estetica pittura, supporto e ambiente. Con questa grande novità formale si amplifica il concetto stesso di spazio, che non deve essere più inteso solamente come luogo in cui viene collocato l'oggetto d'arte, ma è anche luogo di proiezione dove la pittura, tramite un gioco di ombre in continuo movimento, trova la anima e la sua vitalità. Chi l'avrebbe mai detto che la tridimensionalità materica potesse essere sostituita da una tridimensionalità effimera ed immateriale? Sembra quasi un controsenso, invece si tratta di una tridimensionalità che non è fissa e misurabile, in quanto la resa dei volumi è frutto di effetti ottici che mutano con il mutare dello sguardo di chi osserva queste opere. Siamo davanti a soluzioni sempre nuove, diverse e originali, ma la ricerca dell'artista non finisce qui. Se nei sui figurativi su plexiglas il principio della forma si riconosce nei soggetti rappresentati sulle lastre, negli astratti quale elemento formale può sostituire l'assenza della forma? Avviene di conseguenza un altro ribaltamento dove non è solo il quadro ad essere un oggetto in uno spazio, ma dove invece sono gli oggetti presenti nello spazio ad entrare all'interno del quadro stesso e a costituirne la struttura. E' la realtà che lascia la sua impronta sulla superficie grazie a tecniche di pura invenzione dell'artista, e l'impressione che ne deriva è quella di essere di fronte al negativo della realtà stessa. Avviene un'ulteriore fusione tra arte, spazio e tecnologia, dove l'opera si ingloba e si identifica sempre di più con la realtà circostante, seppure porti alla creazione di un contesto altro,  caratterizzato da un senso e da un significato unicamente proprio.

Proviamo ad aumentare le difficoltà e a rendere più interessate la sfida che l'artista sta affrontando: se eliminiamo infatti anche il concetto di forma in quanto oggetto reale e riconoscibile, ci rimane l'idea quanto più inafferrabile e indefinibile di forma astratta, la cui definizione, in queste suo nuovo opere, viene data unicamente dal colore. Sono le rotture della pittura, mediante una nuova strumentazione, a creare la forma pittorica, mentre il colore rimane puro e incontaminato. Il colore quindi non è più solo il soggetto del dipinto, ma diventa l'anima di una nuova semantica artistica che ha rotto i confini della definizione, per entrare sempre di più in un universo pittorico inesplorato.
Nell'ultimo filone intrapreso, Carpanelli articola ulteriormente anche la funzione dello spazio, che non viene inteso più unicamente come elemento esterno al dipinto, ma diventa elemento integrante dell'opera, atto a valorizzarla in tutta la sua interezza. Le ultime pitture su plexiglas realizzate su entrambi i lati impongono una vera e propria installazione che permetta una visione non planare ma a 360°. Le trasparenze aumentano così il loro potenziale, dal momento che non solo generano le ombre sulla parete retrostante ma generano nuovi spazi in base a come l'opera viene collocata nell'ambiente e a come viene investita dalla luce. Mai come prima lo spettatore è attivo nella definizione dell'opera, a partire dalla scelta strutturale e  compositiva fino ad arrivare alla propria visione interpretativa. Con questo superamento del quadro tradizionale e del punto di vista frontale, l'arte di Maurizio Carpanelli si affianca al design, includendo nella sua identificazione il concetto stesso di ambiente e di installazione, di movimento e di innovazione, di unicità e di personalizzazione.
Monica Boghi

jpg Q427-17

Ricordando le ciliege marasche e i limoni cedro


Monica Boghi

2017-10-26

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