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Studio Montefiorino

Le Bologna in bianco e nero

Bianco e nero, una nuova formula di descrizione

jpg. P255-14

La vista della propria città è sempre qualcosa di unico, che non lascia indifferenti. A volte rischiamo di dare per scontato l'importanza che la nostra terra ha per noi, per la nostra identità e per il nostro stato d'animo, talmente siamo convinti di conoscerla a memoria. Come ogni altro posto, anche la città, per quanto abbia delle specificità che sono prettamente sue, tradizioni che la marcano e da cui non può prescindere, è continuamente in evoluzione e segue quei cambiamenti che la svincolano dall'impressione che ne abbiamo di perenne staticità. Fa parte del nostro vissuto e quindi proveremo sempre quel senso d'appartenenza che abbiamo unicamente nei confronti di tutto ciò che possiamo chiamare "casa". E' forse questo il motivo che spinge l'artista bolognese Maurizio Carpanelli a rapportarsi ciclicamente con questo soggetto, come se Bologna richiamasse la sua attenzione e destasse in lui la curiosità di guardarla con occhi sempre nuovi e diversi. Dai primi quadri dipinti ad olio, dove la città sembra prendere vita attraverso le pennellate materiche fatte di puro colore, Carpanelli sente l'esigenza di riprodurre Bologna in un altro modo.  Non solo si approccia alla tecnica dell'acrilico, che non aveva mai usato prima per i dipinti figurativi, ma cosa ancora più sorprendente dimostra di sapersi destreggiare con la portata espressiva della tecnica del "bianco-nero", ossia contemporaneamente l'assenza e la presenza di tutti i colori. Scelta insolita se si guarda l'intera sua produzione, dove trionfa l'eccentricità del colore propria del suo stile di stampo espressionista. In questo caso invece l'arcobaleno infinito della tavolozza lascia spazio ai due cosiddetti "non colori" e all'intera vasta cromatica con cui inaspettatamente si può giocare, dal bianco più acceso al nero più profondo. Le pennellate si fanno più ampie e distese, meno volumetriche, per lasciare che siano le sfumature a creare l'effetto vibrante della scena. E' l'atmosfera la vera protagonista dei suoi dipinti, dove l'aria, che solitamente immaginiamo impalpabile e inafferrabile, qui diventa presenza concreta, tangibile, plasmabile, anzi è lei stessa che plasma gli oggetti attorno, rendendo i monumenti e le persone rappresentate simili a presenze evanescenti sulla superficie. Un dinamismo potente domina la scena in cui ogni singolo elemento s'integra perfettamente con il contesto. Il taglio compositivo è netto, le angolature sono marcate,la prospettiva è forte e precisa, il tratto è deciso e tagliente. Siamo decisamente lontani dalle rassicuranti e tenui vedute caratteristiche del suo esordio pittorico, dal momento che, durante il suo percorso artistico, le tele hanno assunto un impatto visivo così energico e violento che al primo sguardo destano l'attenzione dello spettatore e lo scuotono nel profondo. Carpanelli ha l'obiettivo di colpire il pubblico con proposte mai provate prima, e cosa c'è di meglio se non ribaltare il mito della Bologna rossa, della Bologna dai colori caldi, dai portici accoglienti, dalle piazze pittoresche, dalla vitalità libertina, dal viavai caotico ... con una rivisitazione gotica, quasi demoniaca? Il bianco e nero che ritroviamo nelle fotografie di vecchio stampo e che facilmente associamo ai sentimenti nostalgici, lascia invece spazio ad un'atmosfera tipica dell'arte romantica in cui il pathos è esasperato e la partecipazione emotiva è portata all'estremo. La potenza del sublime sa fondere magicamente insieme, in quel preciso attimo, inquietudine e attrazione, destando in noi sensazioni contrastanti. Non è una scelta cromatica limitata, in quanto è da come è steso il colore e da come questo si amalgama con le figure che riusciamo ad intuire se la veduta è stata colta in una notte limpida e serena o in una notte pesante e piovosa, se siamo davanti ad un timido risveglio mattutino o al confuso crepuscolo agitato. Lo spettatore viene catapultato all'interno di questi scorci e si trova anch'egli a vagare nelle strade accanto a quelle anime maledette, cercando di immedesimarsi nelle storie che possono raccontare. Difficilmente i suoi ambienti cittadini vengono ritratti privi di persone, perché è proprio la presenza umana che arricchisce questi paesaggi, rendendoli teatri di spezzoni di vita reale e di precisi istanti vissuti. La Bologna dai mille volti, la Bologna dalle mille vite, la Bologna dalle mille voci. Carpanelli ha consapevolezza di come questa città sia stata fondamentale per la sua identità: la sa leggere, la sa capire, ne sa cogliere le trasformazioni, ed è grazie a questo indissolubile legame che riesce a riversare tutto se stesso nelle sue opere, col presupposto che sia poi lo spettatore a far parlare i propri stati d'animo e le proprie impressioni. E alla fine quello che rimane sono domande lasciate in sospeso che forse, per chi ha provato a conoscere questa città, troveranno prima o poi una risposta: quanto c'è di vero in quella Bologna dipinta? Ci si può rispecchiare? Qual è l'anima che emerge? Anche se, probabilmente, la notevole forza comunicativa di questi quadri porta a porci il quesito più importante: in fondo, che cos'è Bologna?


Monica Boghi

2015-04-11

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