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Studio Montefiorino

Bologna e la sua folla

Con una città, come spiega Oswald Spengler ne Il tramonto dell’Occidente, nasce anche la sua anima e un grande centro, per molti aspetti, assomiglia ad un organismo. A partire da un nucleo ristretto di case si sviluppa “un tutto” che respira, cresce, si muove, matura ed ha un volto.
Quello della città e in particolare quello della propria è sempre stato un tema centrale per Carpanelli. Periodicamente, l’artista è tornato a ritrarre gli scorci e gli spazi di Bologna e si è soffermato ad osservare i lineamenti del volto della sua città.
Nel ciclo Bologna e la sua folla, la città viene descritta come uno spazio vissuto e attraversato, come un luogo che cambia e il suo volto appare segnato dalle espressioni passeggere.
La serie è composta da quattro opere figurative, realizzate ad acrilico su tela: in tutte e quattro l’artista per prima cosa dipinge un astratto monocromatico, poi un monocromatico bianco che si integra allo sfondo e infine un figurativo sempre monocromatico.
In questi quadri la città appare più affollata rispetto alle opere precedenti ed è percepita come uno spazio attivo e ricco di storia. Protagonista è la folla di oggi che si muove sullo sfondo delle architetture bolognesi e ogni passante ci restituisce uno spaccato di vita. 
I primi due lavori sono ambientati di giorno tra Via Rizzoli e Piazza del Nettuno. Per questi Carpanelli sceglie i toni chiari dell’azzurro e del rosso ed utilizza un segno sottile. La pittura è più grafica e i personaggi vengono appena tratteggiati.
Le due scene notturne si svolgono invece tra Piazza di porta Ravegnana e Piazza della Mercanzia e sono dipinte nei toni più scuri del grigio-verde e del viola. Il segno, in questo caso, risulta più pittorico e il colore viene accostato a linee bianche lucenti che si accendono nella notte e che guidano l’occhio tra le strade della città e dentro al quadro.
Nei due diurni l’entrata dello spettatore non è immediata e il punto di vista rimane esterno all’opera. In Bologna e la sua folla-n.1-Palazzo Re Enzo le striscie pedonali tagliano in diagonale il primo piano e rendono tangibile la distanza che separa Via Rizzoli e l’osservatore e lo spazio che questo deve superare per immedesimarsi nei passanti.
Nei due notturni invece lo spettatore si ritrova subito a risalire la corrente della folla, a schivare le biciclette ferme sul cavalletto o a spostarsi per non scontrarsi con chi cammina in direzione opposta.
Tutte le opere, ad eccezione di Bologna e la sua folla-n.1-Palazzo Re Enzo, presentano una prospettiva centrale. Si ha come l’impressione che le tende di un sipario siano state appena scostate: lo spettacolo delle piazze si apre all’improvviso davanti allo spettatore che in un attimo si ritrova a percorrere le vie del centro e a respirarne il fascino.
Nello scorcio di Via Rizzoli il punto di fuga è invece spostato sulla sinistra e, intorno a questo, l’artista studia uno sfondo bianco più uniforme dal quale spunta la Torre degli Asinelli, in tutta la sua eleganza.
Carpanelli, con poche pennellate rapide e decise, riesce ad attribuire un tocco particolare ad ogni figura e a raccontarci qualcosa di ognuno:  cosa sta facendo? A cosa sta pensando? E dove sta andando?
In Bologna e la sua folla-n.4-Piazza Ravegnana di notte un uomo e una donna stringono tra le mani una mappa della città, cercano di orientarsi e stanno scegliendo il prossimo luogo da visitare. La schiena dell’uomo è leggeremente ingobbita dal peso dello zaino ma i due sono rilassati, si fermano con calma e si portano addosso la leggerezza del viaggio.
Poco più indietro una donna con i capelli riccioluti e un cappotto ingombrante cammina di fretta, diretta chissà dove, forse è in ritardo per un appuntamentto o forse è solo infreddolita.
Più su, sopra un alto piedistallo si leva la statua di San Petronio, illuminata nella notte ma oscurata dalle Due Torri. Il protettore della città con la mano sinistra stringe il pastorale, con la destra compie il segno benedicente e da lassù guarda benevola i passanti.
L’alternanza in queste opere dei pieni e dei vuoti, del colore e del non colore porta a soluzioni sempre nuove e dà vita a rapporti sempre diversi tra l’osservatore e lo spazio e tra l’osservatore e gli altri.
In Bologna e la sua folla-n.2-Piazza del Nettuno Carpanelli lascia molto spazio vuoto, le persone si concentrano soprattutto ai lati e verso la statua del Nettuno e così il quadro risulta molto arioso ed offre allo spettatore molta libertà di movimento.
Al contrario, in Bologna e la sua folla – n.3- andando di notte verso Piazza della Mercanzia la maggior parte delle persone cammina al centro della strada e l’osservatore ha l’impressione di trovarsi a pochi passi da loro ed occupa un posto più definito nello spazio.
Le ombre non tanto allungate dei passanti e le pennellate lucide convergono tutte nello stesso punto e ci accompagnano verso la piazza. Un ulteriore suggerimento sulla direzione da seguire è dato dai due cartelli sulla destra dove, accanto a delle scritte illeggibili, sono segnate due frecce.
Per dipingere Bologna e la sua folla-n.4-Piazza Ravegnana di notte Carpanelli fa un passo indietro, fino a  trovarsi sotto la Torre degli Asinelli.
Al centro della strada l’artista disegna tre biciclette ferme e una ragazza che è appena scesa da una di queste e che probabilmente sta aspettando qualcuno. Sulla sinistra, oltre la coppia di turisti, tutte le persone si muovono, mentre sulla destra possiamo vedere diversi capannelli di persone, ferme.
Lo spettatore è spinto a muoversi nella parte centrale della via e Carpanelli gli chiede di farsi strada tra le biciclette e di sciogliere questo groviglio ingarbugliato.
Infine il riflesso dei lampioni accentua le rientranze e le sporgenze della statua, delle architetture e dei volti e crea un bellissimo gioco di luci sulla pavimentazione che sembra bagnata, come se avesse appena smesso di piovere.

Bologna e la sua folla - n.2 - Piazza del Nettuno

Bologna e la sua folla - n.3 - andando di notte verso Piazza della Mercanzia

Bologna e la sua folla -n.4- Piazza Ravegnana di notte


In queste opere l’artista compone un mosaico di immagini, immortala tante piccole storie e riesce a cogliere quelle emozioni e quei sentimenti che per un attimo hanno arricciato il volto della sua città.
Il volto di una città, come quello di un uomo o di una donna, è espressivo e racconta il proprio vissuto e gli stati d’animo che lo hanno attraversato. In esso sono scritte tutte le tracce del suo passato, tutte le linee disegnate dalla sua storia ed esse convivono con i colori delle espressioni mutevoli. Ciò che si è sedimentato, fissato nel tempo si amalgama quindi a ciò che accade in un preciso momento, a ciò che è fluente e inafferrabile.
In ognuno di questi scorci Carpanelli dipinge tanti piccoli microcosmi, ognuno dei quali vive di vita propria e allo stesso tempo convive accanto agli altri. Alcuni di questi piccoli mondi coincidono con la sfera personale di qualcuno, sono abitati da persone solitarie, da persone assorte nei propri pensieri o semplicemente prese dalla frenesia dei propri impegni. In altri, invece, vivono più persone e lo spazio apparentemente vuoto che le separa è animato dalle loro azioni reciproche.
L’architettura, elegante e monumentale, si erge al di sopra della folla e più in alto ancora si staglia il cielo, dove talvolta corrono i fili del tram, simbolo della velocità e del progresso. La modernità aleggia al di sopra della storia e l’osservatore non può che perdersi tra le storie di ieri e di oggi.
I palazzi, le torri, i portici e le piazze di Bologna costituiscono la cornice di questo mosaico e fungono da quinte alle storie che conservano la freschezza del quotidiano.
Le figure si muovono all’interno di questo palcoscenico e abitano la città e il quadro. C’è chi cammina assorto nei propri pensieri, chi sfreccia in bicicletta, chi si ferma ad aspettare qualcuno e chi prova ad orientarsi con una cartina della città in mano.
In questo senso Carpanelli riesce a cogliere ciò che mutevole, ciò che è passeggero e lo accosta a ciò che è fisso e pieno di rimandi storici. Attraverso questa raccolta di immagini l’artista ci aiuta a leggere i tratti peculiari di questa città e a capirla più a fondo.
Così la città, proprio come un organismo, viene percepita come una trama fatta di elementi duraturi che si intrecciano ad attimi irrepetibili, come qualcosa di stabile e al contempo come qualcosa che si trasforma continuamente, come un luogo in cui tutto scorre davanti ai resti del passato.


Jana Magro

2019-07-14

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