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Studio Montefiorino

Maurizio Carpanelli, un percorso all'insegna della luce e del colore puro

Dalla parte del figurativo, ma non solo; dalla parte di chi non rinuncia a cercare ancora un altro modo di rappresentare il paesaggio, le città, la familiare presenza degli oggetti quotidiani, i fiori, talvolta i volti e i corpi. Lì, sta Maurizio Carpanelli.
Ed è un versante che potrebbe essere scomodo, perché troppo peso ha l'arte occidentale sulle spalle di un pittore figurativo e soprattutto "paesaggista" sul finire del XX secolo e in quest'alba del XXI (e in particolare la storia della pittura italiana per un italiano); e quasi intollerabile la consapevolezza di un passato geniale, di troppi, ammirati modelli, dall'esordio della modernità con il vero dei Carracci e di Caravaggio fino alle tre diverse e feconde soluzioni post-impressioniste di Cézanne, di Van Gogh e di Seurat.
Tuttavia appare legittimo arrogarsi il diritto di tracciare la propria strada, magari riprenderla da un punto cruciale come la conquista della visione naturalistica e scoprire il proprio linguaggio, senza soverchie remore nei confronti di una contemporaneità che ha già visto conseguenze estreme come risposta alla congiuntura cubismo/espressionismo/astrattismo.
Dunque Carpanelli dipana consapevolmente e da molti anni il filo di una sistematica rappresentazione del "visibile naturale" e affronta la complessità di un necessario e individuale sviluppo dello stile, realizzandolo nel tempo e lavorando assiduamente su soggetti privilegiati: sono i luoghi del vissuto, la sua città, Bologna, ma anche Venezia e Chioggia, l'Isola d'Elba, e le metropoli americane, le grandi "still life", la campagna emiliana e le stagioni. Dal 1965, infatti, si susseguono i suoi quadri a testimonianza che nulla ha potuto distogliere l'autore dall'operazione fondamentale del dipingere, e che dipingere è stato ed è il vero racconto di sé.
Perché l'arte è un rovello, un grande rebus. La scelta di non voler spezzare il vincolo del figurativo è una scommessa che si rinnova davanti ad ogni tela bianca, con una posta più alta: nessuna opera seriale, non uno scorcio di paese che si ripeta uguale, non un quadro che esaurisca la ricerca . La pittura di Carpanelli si è raffinata negli anni: dalle prime superfici piccole e dense, dove l'immagine è un impasto morbido e terroso, si avvicina ad una essenzialità prossima all'astrazione, acquistando poi con una maggiore nitidezza di dettagli il piglio sicuro della maturità; si ampliano frattanto le dimensioni dell'opera, la materia diventa spessa e stratificata, per un lungo periodo i toni sono dorati, come intrisi di sole, più recentemente la tavolozza tende a raffreddarsi, si fa più algida, ricavando dagli stessi spessori, pennellata per pennellata, le vibrazioni della luce. Carpanelli insegue così il suo teorema, si scontra con gli stessi problemi teorici e compositivi che hanno assillato i pittori dall'impressionismo in qua e nella prassi formula le sue risposte. Perduta la possibilità di una visione naturale per l'uomo contemporaneo, la mimesi è un falso di cui il pittore non può e non deve accontentarsi, gli occhi della mente sono quelli che vedono perchè sanno oltre l'apparire dei fenomeni; i colori e le forme altro non sono che uno dei tanti modi di mostrarsi delle cose, non il più vero; i colori e le forme hanno un valore assoluto, una bellezza pura, ideale.
Si tratta di un arco di riflessioni che potrebbe portare ad un corto circuito, a quello che per molti è stato l'abbandono del figurativo.
Dalla fine degli anni Ottanta i quadri di Carpanelli ci restituiscono un mondo costituito di particelle autonome e distinte nella sostanza del colore puro, e ogni cosa dipinta appare investita, disintegrata e ricomposta da un'energia misteriosa. Più recentemente le linee del disegno, segnali di una razionalità comunque presente e rassicurante, si fanno molli, serpeggianti, fino a spezzarsi, suggerendo una osmosi tra gli elementi, così che cielo e montagna e muro e albero e uomo e asfalto e vetro e acqua si mostrano nella loro nuova natura. Grande inganno, scenari e presenze addensate e subito disperse, veri nella sostanza pittorica, ma esplosi e irraggianti in uno scorrere incessante talvolta estatico, talvolta angosciante. Potrebbero tornare alla mente certi esiti del futurismo, l'eco di quelle stesse inquietudini lontane, ma vere oggi più che mai. Sono ancora le stesse "città che salgono", che sfuggono al nostro controllo, e non solo le città, ma la stessa natura nei più recenti grandi paesaggi appare sfatta, al limite della dissoluzione in un sfavillio indistinto.
Questo aspetto tormentato mi pare davvero la cifra più significativa, forse non la più appariscente, ma certo quella segreta e che detta la tensione della pittura di Carpanelli, che proprio nell'uso stratificato e "divisionista" del colore ha il suo corrispettivo stilistico e nel tentativo di superare la superficie inerte delle cose, la chiave tutta contemporanea di una trasfigurazione pittorica del reale.

 

(Dal blog di Daniela Bellotti http://www.danielabellotti.it/Maurizio_Carpanelli.htm)

Laura ritratto ad olio su tela

Laura


Daniela Bellotti

2022-02-24

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